Un romanzo curioso, una scoperta insospettata. Come molti altri libri, richiede una certa pazienza: di primo acchito non mi ha catturata; tra descrizioni ipertrofiche, folle di personaggi indistinti e repentini cambiamenti nel punto di vista mi sentivo smarrita. Poi, in qualche modo, la nana Trudi Montag protagonista del romanzo, mi ha colpita per la profondità del suo sentire e per il complesso intreccio di storie che si costruiva attorno al suo punto di vista. Così ho continuato a seguirla tra la resistenza, la diffidenza verso la diversità, le violenze della guerra e l’agghiacciante patina di normalità/quotidianità di una cittadina tedesca negli anni del nazismo.
Alla fine, questa storia mi ha trasmesso più di quanto avrei creduto: sulla Germania di Hitler si è detto moltissimo, ma con un punto di vista originale Ursula Hegi dimostra che c’è ancora qualcosa da dire che riguarda come le persone comuni hanno vissuto, interiorizzato e poi cercato di rimuovere dalla memoria una delle epoche più nere della storia.