Ho scritto questa recensione per Cinema 4 Stelle: continua a leggerla.
Indicazioni terapeutiche: un effervescente rimedio contro la paura di essere inadeguati e la corsa verso un’accettazione che deve venire innanzi tutto da se stessi.
Ho scritto questa recensione per Cinema 4 Stelle: continua a leggerla.
Indicazioni terapeutiche: un effervescente rimedio contro la paura di essere inadeguati e la corsa verso un’accettazione che deve venire innanzi tutto da se stessi.
Indicazioni terapeutiche: ottima forma di distrazione per gli amici cinefili. Per esempio: siete alla cassa del supermercato e c’è una lunga fila di accaniti cinefili snob davanti a voi? Potete aspettare, oppure potete dire che nel cinema d’essai di vattelappesca è in programma il nuovo film del tormentato regista. Entro due minuti sarete fuori con i vostri sacchetti. Ottimi risultati anche all’inverso: c’è un ragazzo bruttissimo che non vi da tregua? Invitatelo a vedere con voi l’ultimo film di Gallo, dipingendolo come il vostro unico e vero mito. Dopo 10 minuti vi sarete liberate di lui. Attenzione: non funziona con i tampinatori cinefili.
Indicazioni terapeutiche: indicato soprattutto per cinefili appassionati e pazienti, un inno amorale all’essenza animale, libera e primitiva dell’uomo.
Ho scritto questa recensione per DoppioSchermo: continua a leggerla.
Indicazioni terapeutiche: una cura alternativa alla ennui della coppia, che travolge con un senso dell’umorismo fuori dal comune.
ALEX DE LA IGLESIA A VENEZIA 67
Giunto a Venezia per presentare il suo ultimo film, Balada triste de trompeta (il titolo è stato adattato in italiano con: Ballata triste dell’odio e dell’amore), il quarantacinquenne spagnolo Alex de la Iglesia ha l’aspetto giocoso e irriverente di chi si diverte come un ragazzino. Prima di tornare a casa portando con sé un Premio Osella per la migliore sceneggiatura e un Leone d’Argento, si genuflette davanti al presidente della giuria della Mostra Quentin Tarantino e urla i propri ringraziamenti con un fare decisamente fuori etichetta.
È in qualche modo anche lui un pagliaccio dagli imprevedibili risvolti psicologici, come i protagonisti della sua ballata triste. Come, tra l’altro, lui stesso dichiara: “Ho fatto questo film per esorcizzare un dolore dell’anima che non voleva andarsene, come una macchia d’olio. Quello che faccio è lavare i miei vestiti con i film.” E aggiunge: “Mi sento ridicolo, orribilmente mutilato da un passato incredibile e triste, come se stessi annegando nella nostalgia di qualcosa che non è mai accaduto, un grosso incubo che non mi permetterà di essere felice. Voglio annichilire la rabbia e la sofferenza in uno scherzo grottesco che farà ridere e piangere la gente allo stesso tempo.”
Il film inizia nel bel mezzo della Guerra Civile spagnola, tra gli strilli del circo e i boati assordanti dei combattimenti, in un accavallarsi di immagini antitetiche e sinistramente paradossali: i bambini di fronte allo spettacolo circense e l’irruzione della Milizia; il clown armato di machete; l’amore paterno che ispira la sete di vendetta. Da questo inferno emerge Javier (interpretato da bambino dai giovanissimi Sasha Di Benedetto e Jorge Clemente e da adulto dal bravissimo Carlos Areces), figlio di un clown morto durante la guerra, destinato a essere il Pagliaccio Triste. Lo ritroviamo anni dopo, quando chiede di farsi assoldare in un circo dove la sua tragica e grottesca avventura esistenziale si intreccia con quelle di Sergio (Antonio De La Torre), un clown contraddistinto da malcelata ferocia, e della bellissima trapezista Natalia (Carolina Bang). Si innesca fin da subito un perverso triangolo emotivo in cui violenza, lussuria, desiderio e subordinazione si mescolano e rimescolano più volte, mostrando dei protagonisti i lati più mostruosi e folli, quelli più alti e quelli più bassi.
Lo sfondo circense costituisce un inevitabile richiamo all’indimenticabile opera di Tod Browning, Freaks, riprendendone alcuni aspetti, ma rileggendo la deformità in chiave psicologica. Le contaminazioni e i rimandi non finiscono qui e fanno confluire nel film alto e basso, suggestioni televisive e memoria storica. Ballata triste dell’odio e dell’amore è un racconto visionario che esce fuori da tutti i bordi: tragico, romantico, chiassoso e a tratti persino trash, rappresenta la profonda e inguaribile solitudine umana e l’intenso odio verso se stessi. Natalia non riesce a tracciare il confine tra amore e umiliazione e allo stesso tempo prova la pulsione speculare verso la sicurezza e il conforto e cerca queste due cose nei due pagliacci del circo. Sergio riconosce la propria natura bipolare, quando dice: “Io faccio il pagliaccio, perché se non lo facessi sarei un assassino.” Jorge è il più complesso, contraddittorio e squilibrato e alterna mestizia e codardia con una ferocia animalesca.
Vorticosa e selvaggia, la ballata di Alex de la Iglesia è un’opera complessa e terribile, resa intensa dalla immaginifica vivacità e dalla ricchezza di significati, destinata a diventare un cult per cinefili.
Ho scritto questa recensione per DoppioSchermo: continua a leggerla.
Indicazioni terapeutiche: un sano sconvolgimento che desta qualunque spettatore dal sonno della ragione. Attenzione, la durezza di certe scene potrebbe avere come effetti collaterali malesseri vari e rabbia.
Ho scritto questa recensione per Cinema 4 Stelle: continua a leggerla.
Indicazioni terapeutiche: stimola la riflessione su come fattori esterni e ambientali possano influenzare l’individuo. Attenzione: un Ben Affleck romantico e rimesso a nuovo a colpi di palestra potrebbe stimolare gli ormoni femminili.
“I numeri primi sono divisibili soltanto per uno e per se stessi. Sono numeri solitari e incomprensibili agli altri.” Così dice Viola (Aurora Ruffino) durante la festa del suo matrimonio, ed è questo che Alice (Alba Rohrwacher) e Mattia (Luca Marinelli) sono: numeri primi. Due individui che vivono parallelamente i propri dolori personali e che poi incontrandosi si riconoscono a prima vista instaurando uno speciale legame di amicizia e comprensione.
Ho scritto questa recensione per Cinema 4 Stelle: continua a leggerla.
Indicazioni terapeutiche: un farmaco per la cura e l’accettazione di sé attraverso al comprensione dei propri traumi e la costruzione della consapevolezza che per quanto ci sentiamo soli, abbiamo sempre la possibilità di trovare qualcuno che possa capirci.
Ultimissima ora: mentre Alex De La Iglesia è rimasto al Lido, Sofia Coppola pare sia appena sbarcata di nuovo. Nei prossimi giorni mi impegnerò a recensire tutti i film sui quali non sono ancora riuscita a scrivere: restate connessi!