Sylvain Chomet ci ricorda per negazione che siamo nell’epoca dell’animazione tridimensionale e degli effetti strabilianti, che il cinema cui siamo abituati è scandito da trame complesse, che la parola è protagonista quanto l’immagine. L’illusionista è in fondo questo: un malinconico gioco di prestigio che ci fa avvertire il cinema d’animazione contemporaneo attraverso la lente vintage di una sceneggiatura di Jacques Tati. La magia è tutta in quella scena paradossale in cui il vecchio prestigiatore entra in una sala cinematografica dove è proiettato un vecchio film in live action.
Ho scritto questa recensione per Cinema4Stelle: continua a leggerla.
Indicazioni terapeutiche: ottima cura rilassante e malinconica per cinefili nostalgici. Controindicazioni: potrebbe annoiare le nuove generazioni, già abituate alle meraviglie del 3D.
[…] L’illusionista, di cui trovate la mia recensione qui. […]