Il grande difetto dell’ultimo Cronemberg non è tanto la noia, quanto l’impossibilità di dormire a causa del continuo blablabla.
Non dura nemmeno due ore, Cosmopolis, ma sembra quasi che il protagonista e gli altri odiosi personaggi riescano a riempirne almeno 12 o 13 con le loro chiacchiere. Infrangendo una regola base del cinema, Cronemberg se ne infischia di raccontare i passaggi narrativi mostrandoli attraverso l’azione, ma decide di usare una continua didascalia chiacchierata su ogni fotogramma. Tutto viene spiegato, raccontato, detto – tutto men che fatto. Avvinghiato al libro di Don De Lillo, Cosmopolis porta lo spettatore allo sfinimento e da un certo punto in poi l’assenza di svolte significative grava sui presenti in sala come l’afa di un torrido caldo agostano.
Ed è tutto quello che ho da dire. Ah, certo! C’è tutta la storia del quadretto sci-fi che mostra un futuro molto prossimo o un presente (poco) alternativo, la fredda volgarità del sesso in un’epoca in cui i corpi sembrano mere incombenze, la critica alla società dell’informazione, il marxismo… certo. Il punto con certi film non è tanto capirli, quanto quale sia la ragione per cui ci si debba infliggere la pena di farlo.
Che poi mi sono innamorata dello spot Ford: non vi fa pensare ad Aronofsky? 😉 Vabbe’, la prossima volta il terzo MIB non me lo leva nessuno, ecco.
…concordo in tutto e per tutto! 😉
posso accettare un didascalismo spinto all'estremo di cronemberg ma il terzo mib nooouuu…
Anch'io sono uscito molto perplesso dalla sala.
Non ho capito il film. L'ho trovato incredibilmente noioso.
Ringrazio Dio per l'esistenza di film divertenti. 😛
Meno male, va mi sento meno sola. 🙂