Uguali a parole, gli stranieri che vivono a Roma sono diversi di fatto: ghettizzati in strati sociali multietnici e separati per quartieri. Io vivo a Centocelle dove il melting pot è più evidente e anche un po’ più riuscito, ma restano di fatto forti differenze economiche a separe le persone. A soffrirne sono soprattutto i bambini, sotto l’ombra del pregiudizio sociale.
A volte mi trovo a pensarci e sono felice di immaginare che se avrò un bimbo o una bimba, crescerà in una società multirazziale, in cui il catechismo non è l’unica forma di verità religiosa e il cous cous non è più un piatto esotico. Proprio per questo vorrei vivere in un Paese capace di far rispettare i diritti dell’infanzia de facto e non solo a livello formale. Per questo ho deciso di sostenere la nuova campagna Unicef che promuove l’uguaglianza e la rimozione delle norme sociali discriminatorie.
Non è possibile accettare deroghe sui diritti dell’infanzia solo perché un bambino non è italiano fino alla terza generazione: ogni giorno arrivano in Italia 446 nuovi immigrati e considerando che la popolazione cresce solo grazie al loro arrivo, è facile capire che il futuro che ci aspetta non può che essere culturalmente aperto e socialmente responsabile. Guardate il video della campagna io come tu promossa da Unicef e se volete dire la vostra lasciate un commento al post.
non c’è niente da fare: finchè le persone [una volta che un immigrato è, appunto, immigrato, cosa lo differenzierebbe da tutti gli altri?] verranno usate come merce di scambio per voti politici e manovalanza a costo zero [a che servirebbe emarginarli, solo per accontentare il leghistello e il fascistello di turno?], continueremo a farci stupide guerre per decidere chi ha più briciole dell’altro.
tutto qua.
e, ovviamente, visto che il razzista è vigliacco di natura, i bambini ci andranno di mezzo.
di solito commento gli articoli interessanti ma questo non pensavo di farlo al momento.
l’unicef fa le sue campagne pubblicitarie indirizzandole a chi conosce già i problemi esistenti.
è il razzista a dover essere il bersaglio, a dover essere educato [nel senso che l’istruzione e l’educazione basterebbero ad annullare il problema], non chi non lo è.
Davvero una bella iniziativa! Il video è troppo divertente e il bambino che dice candidamente che il suo migliore amico è "quello marrone" esprime alla perfezione come per i bambini alcune differenze che per noi sono marcoscopiche in realtà siano dettagli a volte irrilevanti. Avremmo tanto da imparare dai più piccoli!
Giusto, ma è sempre difficile arrivare a chi parte da un punto di partenza opposto, soprattutto se ci resta aggrappato con la chiusura e l’arroganza dell’ignoranza.
Già, basterebbe ricordare certe cose che avevamo già imparato!