
[Aspettando il Festival] Cosa ci sarà di bello nella 6° edizione del Festival Internazionale del Film di Roma

Bravissime le protagoniste del film che duettano con lo charme e la grinta di due ottime attrici circa-cinquantenni, incarnando i personaggi disegnati dalle parole della regista Lisa Cholodenko e del co-sceneggiatore Stuart Blumberg. E proprio la sceneggiatura, pur non avendo imprevedibili svolte o originali svolazzi narrativi, è brillante, chiacchierona, divertente ed estremamente aderente alla vita e ai sentimenti quotidiani di qualunque famiglia. Quanto basta, insomma, per fare di questo film una visione gradevole, emozionante e coinvolgente.
Indicazioni terapeutiche: una frizzante aspirina per guarire con un sorriso dalle piccole fughe matrimoniali.
ALEX DE LA IGLESIA A VENEZIA 67
Giunto a Venezia per presentare il suo ultimo film, Balada triste de trompeta (il titolo è stato adattato in italiano con: Ballata triste dell’odio e dell’amore), il quarantacinquenne spagnolo Alex de la Iglesia ha l’aspetto giocoso e irriverente di chi si diverte come un ragazzino. Prima di tornare a casa portando con sé un Premio Osella per la migliore sceneggiatura e un Leone d’Argento, si genuflette davanti al presidente della giuria della Mostra Quentin Tarantino e urla i propri ringraziamenti con un fare decisamente fuori etichetta.
È in qualche modo anche lui un pagliaccio dagli imprevedibili risvolti psicologici, come i protagonisti della sua ballata triste. Come, tra l’altro, lui stesso dichiara: “Ho fatto questo film per esorcizzare un dolore dell’anima che non voleva andarsene, come una macchia d’olio. Quello che faccio è lavare i miei vestiti con i film.” E aggiunge: “Mi sento ridicolo, orribilmente mutilato da un passato incredibile e triste, come se stessi annegando nella nostalgia di qualcosa che non è mai accaduto, un grosso incubo che non mi permetterà di essere felice. Voglio annichilire la rabbia e la sofferenza in uno scherzo grottesco che farà ridere e piangere la gente allo stesso tempo.”
Il film inizia nel bel mezzo della Guerra Civile spagnola, tra gli strilli del circo e i boati assordanti dei combattimenti, in un accavallarsi di immagini antitetiche e sinistramente paradossali: i bambini di fronte allo spettacolo circense e l’irruzione della Milizia; il clown armato di machete; l’amore paterno che ispira la sete di vendetta. Da questo inferno emerge Javier (interpretato da bambino dai giovanissimi Sasha Di Benedetto e Jorge Clemente e da adulto dal bravissimo Carlos Areces), figlio di un clown morto durante la guerra, destinato a essere il Pagliaccio Triste. Lo ritroviamo anni dopo, quando chiede di farsi assoldare in un circo dove la sua tragica e grottesca avventura esistenziale si intreccia con quelle di Sergio (Antonio De La Torre), un clown contraddistinto da malcelata ferocia, e della bellissima trapezista Natalia (Carolina Bang). Si innesca fin da subito un perverso triangolo emotivo in cui violenza, lussuria, desiderio e subordinazione si mescolano e rimescolano più volte, mostrando dei protagonisti i lati più mostruosi e folli, quelli più alti e quelli più bassi.
Lo sfondo circense costituisce un inevitabile richiamo all’indimenticabile opera di Tod Browning, Freaks, riprendendone alcuni aspetti, ma rileggendo la deformità in chiave psicologica. Le contaminazioni e i rimandi non finiscono qui e fanno confluire nel film alto e basso, suggestioni televisive e memoria storica. Ballata triste dell’odio e dell’amore è un racconto visionario che esce fuori da tutti i bordi: tragico, romantico, chiassoso e a tratti persino trash, rappresenta la profonda e inguaribile solitudine umana e l’intenso odio verso se stessi. Natalia non riesce a tracciare il confine tra amore e umiliazione e allo stesso tempo prova la pulsione speculare verso la sicurezza e il conforto e cerca queste due cose nei due pagliacci del circo. Sergio riconosce la propria natura bipolare, quando dice: “Io faccio il pagliaccio, perché se non lo facessi sarei un assassino.” Jorge è il più complesso, contraddittorio e squilibrato e alterna mestizia e codardia con una ferocia animalesca.
Vorticosa e selvaggia, la ballata di Alex de la Iglesia è un’opera complessa e terribile, resa intensa dalla immaginifica vivacità e dalla ricchezza di significati, destinata a diventare un cult per cinefili.
Ultimissima ora: mentre Alex De La Iglesia è rimasto al Lido, Sofia Coppola pare sia appena sbarcata di nuovo. Nei prossimi giorni mi impegnerò a recensire tutti i film sui quali non sono ancora riuscita a scrivere: restate connessi!
La tradizionale pre-inaugurazione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, giunta alla sua 67esima edizione e anche quest’anno diretta da Marco Müller, si svolgerà all’Arena di Campo San Paolo, dove verrà proiettata la versione restaurata del film Profumo di donna di Dino Risi, preceduta da un incontro con il figlio d’arte Alessandro Gassman. L’inaugurazione vera e propria, nella cornice glamour del Lido, avverrà il giorno dopo, mercoledì 1 settembre, con la madrina della manifestazione veneziana, Isabella Ragonese e il film d’apertura Black Swan di Darren Aronofsky (L’albero della vita, The Wrestler) che garantirà la consueta passerella dei protagonisti: Natalie Portman, Mila Kunis, Vincent Cassel, Barbara Hershey, Winona Ryder. Seguiranno due attesi film fuori concorso: Jingwu Fengyun – Chen Zhen dell’hongkongolese Andrew Lau (Internal Affairs, The Park, Identikit di un delitto) e, soprattutto, Machete di Robert Rodriguez.
Ho scritto questo articolo per Cinema 4 Stelle: continua a leggerlo.