Uguali a parole, gli stranieri che vivono a Roma sono diversi di fatto: ghettizzati in strati sociali multietnici e separati per quartieri. Io vivo a Centocelle dove il melting pot è più evidente e anche un po’ più riuscito, ma restano di fatto forti differenze economiche a separe le persone. A soffrirne sono soprattutto i bambini, sotto l’ombra del pregiudizio sociale.
A volte mi trovo a pensarci e sono felice di immaginare che se avrò un bimbo o una bimba, crescerà in una società multirazziale, in cui il catechismo non è l’unica forma di verità religiosa e il cous cous non è più un piatto esotico. Proprio per questo vorrei vivere in un Paese capace di far rispettare i diritti dell’infanzia de facto e non solo a livello formale. Per questo ho deciso di sostenere la nuova campagna Unicef che promuove l’uguaglianza e la rimozione delle norme sociali discriminatorie.
Non è possibile accettare deroghe sui diritti dell’infanzia solo perché un bambino non è italiano fino alla terza generazione: ogni giorno arrivano in Italia 446 nuovi immigrati e considerando che la popolazione cresce solo grazie al loro arrivo, è facile capire che il futuro che ci aspetta non può che essere culturalmente aperto e socialmente responsabile. Guardate il video della campagna io come tu promossa da Unicef e se volete dire la vostra lasciate un commento al post.